Virtù e poteri del numero 7

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<Marco Varrone, nel primo dei libri intitolati “Hebdomades vel de imaginibus” espone le molte e varie virtù e poteri del numero sette, detto in greco hebdomás.
Egli dice “questo numero forma in cielo i due Settentrioni [altri nome delle Orse/Carri n.d.r.], maggiore e minore, nonché le Vergile dette “Pleiadi” dai Greci; forma inoltre le stelle che alcuni chiamano “erranti”, che Nigido Figulo chiama “vagabonde””.
Egli dice poi che sette sono anche i cerchi ne cielo intorno alla lunghezza dell’asse: di essi i due più piccoli che toccano le estremità dell’asse dice che si chiamano “poli” ma per la loro piccolezza non sono compresi nella sfera c.d. “armillare” [sfera tolemaica che rappresenta le orbite delle stelle n.d.r.]. Nemmeno allo zodiaco manca il numero sette: si ha il solstizio estivo nel settimo segno a partire dall’invernale, e si ha il solstizio invernale nel settimo a partire dall’estivo. E ancora sette segni separano gli equinozi [dice “sette” e non “sei” per via del computo romano inclusivo n.d.r.].
Dice poi che sette sono anche i giorni durante i quali gli alcioni fanno il nido sull’acqua in inverno. Scrive inoltre che il corso della luna si compie quattro volte sette giorni interi: “infatti al ventottesimo giorno la Luna ritorna nel medesimo punto da cui è partita”, e come fonte di questa teoria cita Aristide [Aristarco] di Samo.
A riguardo fa osservare che i giorni del ciclo lunare sono quattro volte sette, cioè ventotto, ma che il numero sette se, partito dall’ultimo, somma tutti i numeri che percorre nella sua progressione verso se stesso, e infine aggiunge se stesso, fa il totale di ventotto, quanto sono i giorni del ciclo lunare.

Dice poi che la virtù di questo numero raggiunge e riguarda anche la nascita umana: “il seme, una volta immesso nell’utero, nei primi sette giorni s’agglomera e si coagula e diventa adatto a ricevere figura. Poi nella quarta settimana, prendono forma: ciò che è destinato ad essere maschio, la testa, la spina dorsale. Di norma alla settima settimana, cioé il quarantanovesimo giorno, l’intera persona nell’utero è compita”.
Varrone riferisce un’altra virtù di questo numero: il primo del settimo mese non può nascere felicemente e secondo natura, né maschio né femmina, e chi è dentro l’utero nei termini regolari nasce 273 giorni dopo il concepimento, all’inizio della quarantesima settimana. Anche i momenti pericolosi per la vita ed i beni degli uomini (climaterici nel linguaggio dei Caldei [astrologi n.d.r.]), egli afferma che i più gravi capitano ogni sette anni. Oltre a ciò, dice che la misura massima nella crescita di un uomo è di sette piedi (207cm), e ciò riteniamo che sia più esatto della leggenda ascoltata da quel raccontatore di favole che è Erodoto, nel primo libro delle Storie: che il corpo disseppellito di Oreste risultò lungo sette cubiti, vale a dire dodici piedi e un quarto [362cm, la sepoltura ritrovata più alta dell’evo antico è datata al IIIsec. dc ed è di un uomo alto 202cm]. A meno che, come pensava Omero, i corpi degli uomini antichi siano stati di proporzioni gigantesche e ora, col mondo che invecchia, gli uomini e le cose rimpiccioliscano.
Anche i denti, afferma, spuntano nei primi sette mesi, e sette per ciascuna arcata; cadono a sette anni, ed i molari nascono generalmente quando gli anni sono due volte sette [probabilmente si riferisce ai denti del giudizio n.d.r.].
Anche le vene degli uomini, o meglio le arterie, egli osserva, secondo i medici musicisti [chi praticava la musicoterapia in antichità n.d.r.] sono ritmate dal numero sette: essi parlano di “accordo di quarta”, che si realizza nel rapporto di quattro a tre.
Varrone ritiene che anche le fasi acute delle malattie si sviluppano com maggiore gravità nei giorni determinati dal numero sette: e particolarmente risultano “critici”, come dicono i medici, i giorni che compiono la prima settimana, la seconda o la terza. A sottolineare le virtù ed i poteri di tale numero egli cita anche il fatto che chi ha deciso di morire d’inedia, muore proprio il settimo giorno.
Questo ha scritto Varrone, con molta accuratezza, sul numero sette. Però nel medesimo scritto egli accumula anche delle osservazioni insignificanti: per esempio che sono sette le meraviglie del mondo, sette gli antichi sapienti, sette i giri di pista tadizionali nel circo, sette i comandanti scelti per l’assedio di Tebe. Aggiunge poi che anche lui personalmente era entrato nel dodicesimo settennio di vita e fino a quel giorno aveva scritto settanta volte volte sette libri: un bel numero, dei quali, con la proscrizione subita [a causa di Marco Antonio n.d.r.] ed il saccheggio delle sue biblioteche, non erano più accessibili.>

AULO GELLIO III,10

Interessante è stato poi scoprire lo studio dello psicologo Miller intitolato “Il magico sette, più o meno due” che fu molto importante nella ricerca sulla memoria a breve termine, e che il corpo sostituisca interamente le proprie cellule (comprese quelle ossee) ogni sette anni circa.
Non mi sento di citare la settimana, per via della sua tarda introduzione, infatti nonostante l’imposizione da parte di Costantino del festeggiamento del solis dies quale dominicia, nei Fasti la settimana compare conteggiata come lettera (e non come giorni) solo a partire dalla metà del IVsec dc. Non solo, il collegamento tra i pianeti ed i giorni compare non prima della tavola nundinale datata al Isec dc, messa in paragone ai giorni di mercato in varie città dell’Italia.
Al contrario, invece, i pianeti conosciuti in antichità nel sistema solare erano sette (Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno), ed è sulla base di questi che Tolomeo ideò le ore magiche (sulla base degli omonimi giorni) che arriveranno poi a Roma (pur non entrando mai nei calendari ufficiali).

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In fine mi sento in obbligo ad aggiungere: i sette Colli ed i sette Re di Roma.

Emanuele Viotti

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